FANZINE A CURA DELLE BRIGATE GIALLOBLU FERMANA - ANNO 7

29.10.2003:  FERMO PROVINCIA!!! 

 

Ore 20:43. Dopo ore ed ore di vergognosi interventi contro l’istituzione della nostra sacrosanta Provincia, finalmente si vota. Monza e Barletta stanno già festeggiando. Il diessino Mussi esclama che : “La Camera…approva”. I nostri cuori sobbalzano ancor di più, il cav. Vitali è di un verde bottiglia che, pian piano, volge al naturale color ravanello pallido e, dopo una vigorosa stretta di mano, si lancia nella bolgia dei festeggiamenti. A Roma, C’ERAVAMO ANCHE NOI DELLE B/G Magari con quasi quattro ore di ritardo, passate peregrinando fra Via Frattina, Piazza Montecitorio, Via dei Condotti e Via del Corso, sbavando dietro la Chiappini e cercando di convincere che la Provincia di Fermo s’ha da fare anche il Presidente del C.O.N.I. Petrucci (oltre che gli onorevoli La Russa e Turco) e cercando negozi a buon mercato (a via Frattina…ma quanto stavamo fuori ?) di giacche e cravatte, dopo aver “scippato”  di tali indumenti gli autisti dei sindaci di Fermo, Monza e Barletta riusciamo ad entrare alla Camera dei Deputati ed assistere alle votazioni. Quando le cose sembravano volgere al peggio, una grande trasversalità di voto ha premiato anche le nostre aspettative. Poi via, tutti sulla scalinata di Montecitorio ad immortalarsi dopo essersi posizionati dietro al nostro striscione inneggiante a “FERMO PROVINCIA”. COME IL 16 MAGGIO 1999,  COME A BATTIPAGLIA !!!!!

Che goduria ragà. Dopo oltre 140 anni siamo stati capaci di riappropriarci della nostra storia, della nostra identità, della nostra indipendenza. LIBERI LIBERI SIAMO NOI…Anche se è rimasto l’ostacolo del senato, noi vogliamo ringraziare tutti coloro che hanno creduto e si stanno adoperando per far sì che questo immenso e legittimo sogno divenga definitivamente realtà. E non dimenticate che, oggi più che mai, il nostro grido è:

 BRIGATE GIALLOBLU 1974

MAI PIU’ NASCERO’ AP

P.S.  -  Fatta Fermo, ora bisogna fare la… Fermana.

 

BATTAGLIONI VATTENE!


BG ON TOUR 

Ebbene sì, siamo andati anche a Catanzaro. Il “Ceravolo” ci mancava e per 16 di noi il suo richiamo è stato irresistibile. Levataccia alle 4 e mezza (fortuna l’ora solare) e pronta partenza dopo rapida colazione. A proposito : ringraziamo il nostro abituale fornitore di merendine, che nell’occasione ha finito per superare la sua proverbiale generosità. Peccato che i “trufelli” del pulmino A (con camino in dotazione) siano riusciti a farsi fuori due confezioni di “Flauti”, una di “Tegolino” e due pacchi (dico…pacchi) di “10 e 30” nel breve volgere di due ore. In pratica, da Pescara se volevi far colazione dovevi cercarti un autogrill. Come, direte voi, due ore per arrivare a Pescara ? Sì, perché il pulmino B (lo scuolabus) a Pedaso è…andato in pezzi ! La fiancata, priva dei bulloni di sostegno (oggi la gente se può ti frega anche lo stuzzicadenti usato) è volata via e per recuperarla e riattaccarla con copiosi giri di scotch largo (quello pe ppiccà li strisciò) se n’è andata mezz’ora. Certo è che il sonno era tanto ed allora, vista la pausa, meglio fare rifornimento. E lì, ce la siamo vista brutta ! Scontri con altre tifoserie ? No, ma per poco un pieno ci costa il triplo di quanto lo si dovrebbe normalmente pagare. Diavolo di un ometto della benzina : con la scusa del diesel blu ci stava propinando un conticino da 50 euri. Naturale che, nel sonno totale, la volpe al volante aveva pagato senza colpo ferire. Fortunatamente il prode Cesarò, di coglionesca apparenza, ma pronto di riflessi, si accorgeva del tentativo e dopo breve reclamo otteneva indietro il maltolto fra scuse di varia natura. Ahhh, ammò so capito perché ogni volta tocca disturbà lu portafogliu pe dù ote. Per evitare altre sorprese, abbiamo deciso che a partire da Taranto, il pilota-cassiere dovrà tassativamente coricarsi alle ore 21. Tranquillo il viaggio : Català ronfa come un vecchio di 95 anni (per non parlare delle scorregge : autentici tuoni soporiferi che hanno messo a dura prova le lenti a contatto del povero Faustì che, considerata la copiosa lacrimazione, ha chiesto prima un time out e poi il cambio al volante). Un ora prima della gara arriviamo a Catanzaro. Non c’è scorta e, come sempre, non la chiediamo. Il navigatore (lu Magu…nei nomi c’è sempre il contrario) ci indica la strada maestra e difatti usciamo precisi dietro alla curva locale. Benito alza le mani, Maramba ride istericamente (pe non piagne), Cesarò conserva l’espressione da apparente idiota, lu Manz tossisce nervosamente (Sars o afta epizootica?). Silenzio di tomba. Fuori sono 28 gradi e qualcuno scola come un porco. Ma i catanzaresi sono di un’altra categoria, non come i cosentini o i crotonesi. Si avvicinano, ci indicano la strada e, dopo aver fermato il traffico ci fanno fare manovra (i piloti erano paralizzati dalla strizza, le mani sudavano, il volante scivolava come un’ anguilla ubriaca e non riuscivano a fare inversione ad U) e ci accompagnano sin dietro al settore a noi riservato. Dopo aver tirato una roboante scorreggia di sollievo, Català si terge la fronte e sta per esclamare qualcosa. In quell’attimo, memore del fatto che è reggino e che qualsiasi sua stronzata ci potrebbe compromettere l’appena nata amicizia, l’ancora sonnolento Amedeo gli caccia in gola tre tegolini contemporaneamente, riapparsi miracolosamente dal nulla. E così, allegramente, tutti insieme entriamo allo stadio al grido di “Battaglioni vattene”. Il resto lo sapete: partita (?) di merda, tre pappine e tutti a casa. E Català ronfava…